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La maschera medievale| La danza delle spade |
Festa
patronale di San Giorgio, particolare della danza delle spade,
Peter Bruegel, 1559. |
Scrive
Curt Sachs nel suo celebre studio sulla danza: “La danza della
spada ha una sua precisa fisionomia nel folklore europeo: il periodo
della sua maggiore fioritura si estende dal XIV al XVIII secolo. Prima
di quest’epoca abbiamo nella tradizione una lacuna di considerevole
estensione che giunge fino alle sue fonti nell’antica Roma. Nel
secolo XIX la sua importanza si è affievolita a tal punto che,
dopo il 1850, ne troviamo solo relitti”. (Sachs, 1933; trad. 1934:141). |
La "Moresca" La “moresca”
assai diffusa in tutta Italia tra il XV e il XVIII secolo prima che
nei teatri e nelle corti veniva danzata dal popolo negli ultimi giorni
di Carnevale, mimando un combattimento fra due schiere contrapposte
armate di spade, al ritmo marziale di uno o più tamburi (Galanti,
1949). Gli elementi orientali dei costumi dei ballerini e il carattere
guerriero della danza, hanno contribuito alla credenza che tali balli
si ispirassero al conflitto tra cristiani e saraceni. Ma secondo Curt
Sachs quest’ipotesi è confutabile per il fatto che si tratterebbe
di un processo di storicizzazione che nel medioevo si è innescato
su strutture legate ad arcaici riti agrari. La maggior parte degli studiosi
è inoltre concorde sul fatto che la colorazione nera del viso
sarebbe da attribuirsi al desiderio del danzatore di non farsi riconoscere
dagli spiriti. . |
La
Moresca adriatica |
La moresca di Curzola: inizio del combattimento, 1980. |
La
Moresca di Contigliano Nell’Italia centrale oltre alla più famosa moresca di Contigliano (nel Lazio meridionale) sono stati segnalati da recenti ricerche altri balli armati provenienti dalla Sabina in provincia di Rieti, area originariamente agricola, che si iscrivono nel contesto carnevalesco e tendono così ad avvallare la teoria della connessione tra danze armate e rituali di fertilità (Castelli, 2001). Nella Moresca di Contigliano si fronteggiano i guerrieri turchi dagli abiti variopinti contro i guerrieri cristiani in nero, entrambi armati di una lunga spada di legno con cui compongono figure di ballo. |
La
moresca di Contigliano, Rieti, 1979, (foto R. Lorenzetti). . |
Il
Tataratà di Casteltermini
In
Sicilia è tuttora viva il tataratà di Casteltermini
in provincia di Agrigento, che si celebra l’ultima domenica di
maggio. I contendenti indossano un costume moresco (tunica bianca, capo
inghirlandato) e combattono al ritmo dei tamburi con spade rette in
entrambe le mani. La danza del tataratà non è
però attribuibile alla tipologia della moresca perché
i duellanti non rappresentano quell’alterità categoriale
tipica di questi scontri armati. Anche in queste danze è possibile
riscontrare un richiamo alla terra fornito dalle ghirlande sui copricapo
(Telmon, 2001). |
La danza armata del gruppo del tataratà, Casteltermini (Agrigento). |
La
Ndrezzata di Buonopane
Nell’isola
di Ischia troviamo l’ ndrezzata di Buonopane, che si
balla il Lunedì di Pasqua, nella ricorrenza del santo patrono,
San Giovanni Battista, il 24 giugno, ed in occasione della festa della
Madonna della Porta, il 15 agosto. Ogni spadonaro impugna due spade
: bastone lungo nella mano sinistra e “mazzarelli” (bastoni
corti) nella mano destra. La danza culmina quando gli spadonari compongono
la figura della rosa ed innalzano su di essa il caporale. Questi ultimi
elementi uniti alla presenza di donne (impersonate da uomini) sembrano
richiamare anch’esse a rituali di fertilità. In altri casi
l’elevazione , richiamo alla terra, non è legato all’innalzamento
fisico di un danzatore ma al lancio delle spade verso l’alto. |
La
ndrezzata a Buonopane di Barano nell'isola di Ischia (foto U.Vuoso). |
Danze delle spade in Piemonte |
In
Italia il maggior numero di danze delle spade è concentrato in
Piemonte: in provincia di Torino si balla a Giaglione, a Venaus, a San
Giorio di Susa e Fenestrelle, mentre nel cuneese si danza a Bagnasco e
Castelletto Stura (a Bagnasco, Castelletto Stura e Fenestrelle la danza
delle spade è chiamata Bal do Sabre). |
"Danze
a catena" |
A Bagnasco, Castelletto Stura e Fenestrelle possono essere ricondotte le “danze a catena”. In questa tipologia di danza non vi sono mai duelli e neppure allusioni ad essi. L’elemento peculiare della danza è la gravità e la continuità dei movimenti che conducono alla composizione di due figure principali : la “rosa” o “stella” e l’elevazione del capocoreuta. Gli studiosi tendono a leggere in queste azioni elementi di propiziazione per la rinascita del ciclo della vita. |
Il Bal do sabre, ballo della sciabola, di Bagnasco rappresentato a Castelletto Stura. I danzatori eseguono un movimento particolare della catena. | Il Bal do sabre di Fenestrelle rappresentato a Castelletto Stura. Particolare del sollevamento dell'Arlecchino. |
"Danze frontali" |
Le
danze di Venaus, di San Giorio e di Giaglione (quest’ultima studiata
in profondità da Gian Luigi Bravo) possono essere invece ricondotte
alle “danze frontali” che mantengono elementi sia della moresca
sia delle “danze a catena”. Delle prime conservano una certa
vivacità di movimenti e passi “saltellati”, mentre
con le “danze a catena” hanno in comune una certa movenza
di progressione quasi ininterrotta. In queste danze il richiamo alla terra ci giunge dai variopinti colori dei fiori dei copricapo e dai lunghi nastri multicolori che ne discendono lungo le schiene degli spadonari, ma anche da alcuni movimenti: se infatti non ritroviamo l’innalzamento fisico di un danzatore assistiamo al lancio delle spade verso l’alto. Inoltre gli strumenti dell’etnolinguistica ci aiutano a comprendere le funzioni di alcuni movimenti degli spadonari : il riferimento all’atto della mietitura viene confermato da termini come pweizâ a Giaglione e küìa a Venaus , termini che nei patois locali significano “raccolta” (Telmon, 2001). |
Venaus, 1990 |
Gli spadonari di Giaglione si scambiano al volo le spade, 1996. | San Giorio. Gli spadonari durante la rappresentazione, 1996. |
Bravo,
G. L. , Spadonari e festa a Giaglione, in Bravo. G. L., (a
cura di), Festa e lavoro nella montagna torinese e a Torino,
Cuneo, Arciere, 1981. Castelli, F., Le danze armate in italia, in Grimaldi, P. (a cura di), Le spade della vita e della morte. Danze armate in Piemonte, Omega Edizioni, Torino, 2001. Galanti, B. M., La danza della spada in Italia, Edizioni Italiane, Roma,1942. Grimaldi,
P., (a cura di), Le spade della vita e della morte. Danze armate
in Piemonte, Omega Edizioni, Torino, 2001. Toschi, P., Le origini del teatro italiano, Boringhieri, Torino, 1955. Telmon T., Appunti sulle danze di spade nelle Alpi Occidentali in Grimaldi, P., (a cura di), Le spade della vita e della morte. Danze armate in Piemonte, Omega Edizioni, Torino, 2001. Le
immagini sono tratte dal volume: Grimaldi, P., (a cura di),
Le spade della vita e della morte. Danze armate in Piemonte,
Omega Edizioni, Torino, 2001. di Margherita
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