Home/La Lachera/I personaggi |Descrizione e morfologia della Lachera|La Lachera nel tempo  
 

Il Corteo e le danze

Nel contesto originario di Rocca Grimalda, la Lachera consiste in un corteo mascherato che al seguito di una coppia di Sposi percorre le vie del paese secondo tappe prestabilite dalla tradizione.
Nelle prime ore di un pomeriggio di Carnevale (un tempo giovedì o martedì grasso oggi più frequentemente sabato o domenica) il corteo si apre con gli schiocchi delle fruste dei quattro Trapulin disposti ai quattro angoli del “magico quadrato” che racchiude la coppia di Sposi ed il loro seguito di personaggi in maschera.
L’andamento tipicamente “processionale” prevede che l’avanzamento della sfilata si interrompa solamente in occasione di fermate previste in alcuni luoghi deputati: attualmente in Piazza del Comune, davanti alla Chiesa parrocchiale, sul sagrato di Santa Limbania e finalmente sulla terrazza del Belvedere.
Durante le soste si eseguono i ”balli rotondi”, ossia la Giga, danzata dagli sposi e dai due Lachei, e il Calisun, danzato solo dalla Sposa e dai due Lachei: l’esecuzione prevede che gli altri personaggi si dispongano intorno ai danzatori.
La Giga prevede che inizialmente i Lachei e gli Sposi si diano la mano per eseguire “in tondo” una serie di saltarelli; altro “ballo rotondo”, il “Calisun” prevede che la sposa faccia una serie di passi veloci verso i lachei per farli indietreggiare.
La danza più suggestiva rimane tuttavia quella della Lachera, che i due Lachei eseguono in movimento durante la sfilata con mani sui fianchi e giravolte, sempre rivolti verso gli Sposi. Ad un segnale dato, quando il corteo si arresta, i Lachei spiccano dei salti in verticale con le braccia alzate e le gambe piegate dietro, mentre i Trapulin fanno schioccare le loro fruste e gli Zuavi incrociano le loro spade sulla testa degli Sposi. Al termine della sfilata si eseguono anche la “Curenta” e la “Monferrina”, balli introdotti durante il periodo di fascistizzazione della Lachera.
Riferimenti e tracce del “Calisun” si trovano nell’alessandrino e nelle valli occitane del Piemonte (“lou calisun”). La Giga, per l'etnomusicologo Maurizio Martinotti, è una danza di probabile origine irlandese che conobbe il suo momento di celebrità nella musica colta entrando a far parte della suite barocca, mentre le note della " Lachera" paiono avere una discendenza bandistica di origine tardo ottocentesca.


 
 

I brani video "La Giga" e "il Calisun" sono tratti dal film etnografico: Piercarlo Grimaldi (a cura di) , La Lachera, regia di Pino Polacchi, CLAU, Torino, 1998.

Il brano video "La Lachera" è tratto dal reportage etnografico di Luca Percivalle, Rocca Grimalda 2008.




 
   


La Giga

 

 
           
   


Il "Calisun"

 

 

 
           
   


La Lachera

 
 


Morfologia

Così come appare dalla documentazione e dalla rigorosa ricostruzione di Franco Castelli, un’interpretazione corrente vede nella Lachera la rievocazione di una presunta rivolta popolare che sarebbe avvenuta nel XIII secolo contro l’esercizio dello jus primae noctis da parte del feudatario locale Isnardo Malaspina. Tuttavia, tenendo conto della straordinaria densità folclorico-carnevalesca dell’apparato simbolico, la festa sembrerebbe piuttosto risentire della avvenuta storicizzazione in epoca moderna di un rito più arcaico, secondo una riconversione in senso politico (la rivolta popolare contro un potere crudele e illegittimo) che ha del resto interessato un gran numero di altre feste tradizionali. In proposito Castelli cita il Toschi, che mette in luce il depotenziamento che tali modificazioni hanno finito per comportare nei confronti degli originari temi “nuziale” e “agonistico”, che andrebbero rispettivamente ricondotti alla propiziazione della fecondità e allo scontro tra vita e morte, inverno e primavera, sterilità e fecondità.
Rivista secondo questa diversa prospettiva, la Lachera di Rocca Grimalda potrebbe essere utilmente ripensata come una tipica mascherata nuziale, un rito di ascendenza quantomeno medievale atto a celebrare le unioni matrimoniali e a propiziarne la fecondità. Va subito precisato che non si trattava di “veri” matrimoni, ma di simulazioni mascherate in funzione cerimoniale, che furono sistematicamente oggetto di censure da parte del clero (inanes nuptiae…), dato che simili pratiche di fatto si sovrapponevano alla liturgia cristiana e finivano per mettere in discussione l’esclusività ecclesiale sul sacramento del matrimonio.

Si osservi la disposizione dei figuranti nel recinto rituale della Lachera:


Lo schema redatto da Castelli ne rappresenta coerentemente personaggi, attributi e relative funzioni: la coppia di sposi, circondata da personaggi scherzosi e festanti, sempre connotati da tratti individuanti la fertilità, vale a dire – nelle culture tradizionali – lo scopo primario se non addirittura quasi esclusivo del matrimonio stesso. Data l’evidenza del tema “nuziale”, ancora ricorrendo alla classificazione del Toschi, risulta però meno evidente il tema “agonistico”, che tuttavia sembrerebbe trapelare da una certa aggressività dei “trapulin”, figure chiaramente derivate da maschere zannesche della Commedia dell’Arte. Questi ultimi infatti prendono posto agli angoli del virtuale “quadrato magico” in cui sono iscritti gli Sposi e la loro “corte”, facendo sistematicamente schioccare le fruste di cui sono armati, quasi a preservare lo spazio del corteo mascherato da ogni intrusione. Ma quale?
Non certo quella del pubblico, che non rappresenterebbe certo una minaccia; forse, se si accreditasse la logica della sollevazione popolare contro l’ignobile pratica dello Jus primae noctis, quella del signore feudale, da tenere conseguentemente a distanza. In alcune fotografie degli anni Dieci e Venti del Novecento, in effetti, appare un misterioso personaggio, oggi denominato “guerriero”, che potrebbe in qualche modo rappresentarlo.


La fotografia di seguito mostrata è datata 1914:

O forse, se proviamo a seguire un’ipotesi comparatistica, l’intruso da cui guardarsi potrebbe essere colui che nei riti del ciclo della vita (charivaris compresi) rappresenta tradizionalmente ciò che nei carnevali è l’inverno nei confronti della primavera, vale a dire la figura del “vecchio”, che ancora di recente Jean-Dominique Lajoux ha direttamente riscontrato nel folclore slavo, riconoscendone l’essenziale centralità nei “finti matrimoni”: «Le Vieux est un personnage clef des mascarades nuptiales. Il est décrépi, bossu, boiteux, fourbu de rhumatismes, mais tout claudiquant, il suit de prés la mariée tout au long du cortège [...].Le Vieux, de temps à autre, invective et menace gestuellement le couple ou le marié». Gesti pateticamente aggressivi come si vede, a rappresentare la comica e rabbiosa ostilità di una vecchiaia che, sentendosi scavalcata dalla superiore energia sessuale della gioventù, non riesce tuttavia a darsene pace e ad ammetterne l’inevitabilità. E non è raro, precisa ancora Lajoux, che il vecchio venga schernito e irriso dai personaggi mascherati, sospinto al di fuori del corteo, o addirittura, come accade di vedere in Anatolia, aggredito e ucciso ritualmente : «Au cours d’une querelle avec le Nègre, il succombe même à l’issue d’un simulacre de combat». Il “negro”, un pastore con il volto infericamente imbrattato di pece, è evidentemente del tutto isomorfo, per chiare “somiglianze di famiglia”, a quei “trapulin” che del resto, nella popolarissima Commedia dell’Arte, avevano il compito di aiutare i giovani a convolare a giuste nozze contro le gelosie e le pretese resistenze dei Vecchi. Comunque sia, va perlomeno segnalato che a partire dall’edizione del 1998, la già citata figura del “guerriero” è stata reintrodotta proprio con la funzione di disturbare il corteo nuziale e che, in singolare analogia con i casi segnalati da Lajoux, alcuni personaggi (nella fattispecie gli Zuavi) si incaricano di scacciarlo mulinando le loro spade: il Signore dello Ius primae noctis, forse, ma chi, originariamente?
Al di là comunque di ogni congettura, la Lachera di Rocca Grimalda rimane, nel fascino di una certa oscurità delle origini, la testimonianza di una vicenda più che secolare che giunge a sino noi, e ci interroga, nella complessità delle sue stratificazioni e dei suoi personaggi-funzione, sulle nostre stesse radici.

Bibliografia

Castelli, F., La danza contro il tiranno : leggenda, storia e memoria della Lachera di Rocca Grimalda, Rocca Grimalda, 1995.

Castelli, F., La Lachera di Rocca Grimalda. Morfologia e storia di un carnevale monferrino, in Sibilla P., Zanone Poma E. (a cura di), Culture e tradizioni in Val di Susa e nell'arco alpino occidentale, Atti del Convegno di Rivoli 13 - 14 ottobre 1985, Susa, SEGUSIUM, anno XXXIV, n. 35, 1997, pp. 237-248.

Lajoux, J. D., Le calendrier et les Fètes calendaires dans l’Europe contemporaine : Origines et evolution. Essai d’interpretation, Thèse de doctorat, Université de Paris V, 1991, p. 726-27.

Martinotti, M.,(scheda musicologica) in Castelli, F., La danza contro il tiranno : leggenda, storia e memoria della Lachera di Rocca Grimalda, Rocca Grimalda, 1995, pp. 98-102.

Toschi, P., Le origini del teatro italiano, Torino, Boringhieri, 1976.

 

di Margherita Amateis