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La maschera medievale| La danza delle spade |
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Nei
mascheramenti medievali sono ricorrenti gli attributi animali, per lo
più connessi alle festività carnevalesche o ad altri riti
e cerimoniali di propiziazione della fertilità cosmica e/o della
fecondità umana, come gli charivari e le mascherate nuziali.
Numerose testimonianze iconografiche e scritte, queste ultime collegate
di norma alle reprimende ecclesiastiche, documentano di tali travestimenti,
come leggiamo per esempio nel documento del decimo secolo dello Pseudo-
Teodoro (Liber Poenitentialis, 27, 19), dove si fa riferimento
a soggetti che in occasione delle Calende di Gennaio ”si mascherano
con abiti ferini e vestono pelli di animali, e assumono teste di bestie,
dal momento che in verità in tal modo si mutano in forme ferine
“. |
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Maschere
con attributi animali, Roman de Alexandre, miniatura,
XIV secolo, ms.Bodley 264, f.181, Bodleian
Library, Oxford, Inghilterra. |
In
qualche caso i tratti animali possono comprendere l’intera figura
(tipico il caso dell’Orso, attestato in epoca medievale e ancora
presente nel folclore contemporaneo), ma generalmente si innestano su
tratti umani, o con essi si confondono, dando pertanto luogo a figure
miste, antropo-zoomorfe, non di rado ulteriormente complessificate dalla
presenza di elementi vegetali.
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Maschera
da cervulus 'a quattro zampe'.
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Figure
mascherate dello charivari. Roman de Fauvel,
miniatura, XIV secolo, ms. B. N. f. fr. 146, f.36. |
Maschera da cervulus.Miniatura, XIII secolo, ms.501, f.61, Bibliotèque de Valenciennes. | Figure mascherate dello charivari. Roman de Fauvel, miniatura, XIV secolo, ms. B. N. f. fr.146, f.36. |
Un esempio classico di tale integrazione è la figura del Selvaggio, vale a dire di una maschera che pur mantenendo fattezze umanoidi ha il corpo interamente ricoperto da una folta pelliccia. Nella mitologia medievale il selvaggio è figura di confine, può vivere negli alti valichi montani oppure nella foresta: un luogo quest’ultimo che lo mette in contatto non solo con i segreti più arcani della natura, ma con il mondo dei morti, a sua volta, com’è noto, strettamente connesso alla funzione rituale della maschera carnevalesca, che secondo consolidate credenze consentirebbe loro di irrompere nel mondo (revenants) per contribuire alla rinascita della primavera. |
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Guerrieri
e Selvaggi. Roman de Alexandre, XIV secolo, manoscritto,
Paris. |
Bal
des Ardents, XV secolo, ms.S 190, f. 64, Bibliotèque
de l'Arsenal, Paris. |
Non
mancano in epoca medievale figure dall’apparenza nettamente umana,
che si caratterizzano per il programmatico rovesciamento parodico dell’esperienza
reale, quali abiti indossati a rovescio, travestimenti del maschile e
del femminile, sai monacali indossati da laici, alterazioni radicali e
oscene dei dettami della morale. Il tratto essenziale in questo caso è
quello della follia, ciò che implica una radicale critica
della pretesa natura razionale dell’uomo, alla sua etica civilizzatrice,
in sostanza a ciò che lo distingue in quanto uomo dagli altri esseri
viventi.
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Folle ispirato. Breviario di Parigi, manoscritto, XV secolo,Châteauroux. | Buffone
mammato con penne di gallo (particolare), H.S. Balung, 1530-40
ca. |
Significativamente,
fra le feste tradizionali di inizio d’anno , un particolare rilievo
va in questo senso riconosciuto alla Fête des Fous, attiva
in Francia fino a tutto il XV secolo, che prevedeva fra l’altro
l’elezione di uno dei diaconi alla carica di abate o vescovo dei
folli. Nel corso di queste feste l’inversione parodica del reale
rovesciava ogni logica di potere, da quello laico a quello religioso,
tanto che un buffone poteva essere proclamato re e un asino (l’alter
ego zoomorfo dello stolto) poteva entrare in chiesa paludato da vescovo. |
Figure e maschere prevalentemente antropomorfe, ma non solo. La statua processionale portata trionfalmente alla testa del corteo della Fête des fous, a Digione, rappresentava la mitica Mere des fous, di fatto un volto maschile nella funzione di “chioccia” intenta a scaldare i propri figli-folletti nel nido: ma qui i tratti umani si alterano nella ridondanza di attributi “vegetali” che così, per somiglianza di famiglia, rinviano ancora una volta alla classica figura del “selvatico”. |
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Nidiata
della Mère des fous. Stampa da Mr. Du Tilliot,
Memoires pour servir a l'Histoire de la Fête des Fous,1741,Lousanne
et Genève. |
Originale
in legno della stessa Mère des fous. Statuetta
processionale in legno, XV secolo, Musée Perrinde Puy Cousin, Dijon. |
Bibliografia Centini, M., Il sapiente del bosco. Il mito dell’uomo selvatico nelle Alpi, Milano, Xenia, 1989.
Gaignebet, C., Lajoux, J.D., Art profane et religion populaire au
Moyen Age, Paris, Presse Universitaires de France, 1985 (tr. it.,
Arte profana e religione popolare nel Medio-Evo, Milano, Fabbri,
1986). |